Sono incredibilmente solo tre i pazienti trattati con gli anticorpi monoclonali per la cura del Covid in Alto Adige. Due dei tre pazienti non avevano (in seguito al trattamento, n.d.r.) una progressione della malattia Covid-19, mentre il terzo paziente è stato ricoverato per effetti collaterali e peggioramento del quadro clinico.
Lo ha comunicato l’assessore provinciale alla Sanità Thomas Widmann in risposta ad un’interrogazione di Alessandro Urzì che, appresa la notizia dell’utilizzo marginale della terapia a base di anticorpi monoclonali negli ospedali altoatesini, aveva chiesto spiegazioni a riguardo in Provincia.
L’assessore Widmann scarica però la responsabilità sui medici di base e anche sugli stessi pazienti.
Risponde infatti così alle obiezioni di Urzì circa lo scarso uso di questo approccio terapeutico: “Gli anticorpi monoclonali vengono somministrati a pazienti non ospedalizzati per Covid, che sono in carico alla medicina territoriale. La selezione del paziente spetta ai medici di base, Usca o specialisti ambulatoriali, mentre il trattamento avviene nell’ospedale di Bolzano. Esiste una procedura aziendale, presentata ed inviata a tutti medici del territorio, che regola tutti i passaggi necessari, dalla selezione del paziente, alla comunicazione tra medicina territoriale e reparto di malattie Infettiva fino al trattamento e la dimissione del paziente a domicilio. A tuttora il reparto di Malattie Infettive ha ricevuto poche richieste ed anche l’accettazione della terapia da parte dai pazienti, previa firma del consenso informato, non è elevata.”
Dopo l’interrogazione di Urzì l’assessore Widmann ammette però “di aver nuovamente informato tutti i sanitari e la popolazione dell’Alto Adige sulla disponibilità di queste terapie tramite i vari canali disponibili.”
Sconsolato il consigliere provinciale Urzì: “Altrove, nel resto d’Italia ma anche nella vicina provincia di Trento, gli anticorpi monoclonali sono utilizzati su più ampia scala e con risultati del tutto incoraggianti. La quasi totalità dei pazienti affetti da Covid che hanno ricevuto la terapia, infatti, ha evitato un decorso severo della patologia e prognosi infauste. In Alto Adige invece – dove più basso è il tasso vaccinale e più alta l’incidenza pandemica – la terapia è stata praticamente ignorata, tanto da essere citati anche in questo caso come esempio negativo dai media nazionali.“
“Se nel resto del Paese questa terapia è utilizzata su un gran numero di pazienti con risultati positivi, non vi è ragione per cui la stessa cosa non la si possa fare anche in Alto Adige” – questa la chiosa del consigliere Urzì.
La segreteria del Consigliere provinciale Alessandro Urzì