“Ho presentato quest’oggi formale richiesta di accesso atti per ottenere al più presto tutta la documentazione relativa all’attività di comunicazione, contrattazione e acquisto dei tamponi nasali rapidi Abbot-Panbio COVID-19 Ag Rapid Test Device e Roche – SARS-CoV-2 Rapid Antigen da parte di Giunta provinciale, assessorati competenti e Azienda sanitaria dell’Alto Adige, con allegata la corrispondenza intercorsa con eventuali mediatori e fornitori dei citati test.
Da notizie di stampa si è appreso che la Provincia ha speso 22 milioni di euro per l’acquisto di 5 milioni di tamponi nasali rapidi, inseguendo il modello austriaco e tedesco dove gli stessi sono già utilizzati da alcune settimane. Nel resto d’Italia l’attività di screening si svolge invece prevalentemente con l’ausilio di tamponi Pcr e antigenici.
Non in Alto Adige dove dall’inizio della pandemia ci si è sempre differenziati dando più seguito alle linee guida d’oltrebrennero che a quelle nazionali, preferendo procedure sperimentali (come, ad esempio, i cani anti-covid) che protocolli sperimentati. Con i risultati spesso deludenti tanto da rimanere a lungo classificati a livello europeo come zona “rosso scuro”.
Ritengo necessario approfondire come siano state individuate le case farmaceutiche fornitrici dei test rapidi, quale ruolo abbiano svolto eventuali mediatori in questo affare, se i kit siano stati acquistati con procedura diretta o in seguito a bando di gara e in questo caso con quali modalità e perché ci si sia orientati verso un nuovo test piuttosto che proseguire sulle metodiche fin qui utilizzate. Procedure che debbono necessariamente offrire la massima trasparenza.”
Così in una nota il consigliere provinciale di Fratelli d’Italia Alessandro Urzì.